2012_5_4-5 Rischio cardiovascolare globale – Perugia

Perugia – (Centro Congressi “La Posta del Donini”) – 4-5/5/2012
Rischio cardiovascolare globale (Programma)

Rischio cardiovascolare globale: nuovi approcci diagnostici e terapeutici

L’ipertensione arteriosa è una condizione morbosa molto diffusa nei paesi occidentali e rappresenta il principale fattore di rischio per eventi cardio e cerebrovascolari. Si presenta raramente come fattore di rischio isolato rispetto ad altri fattori di natura aterogenica con i quali essa si associa determinando una condizione di potenziamento reciproco che accresce l’entità del rischio soggettivo.

L’identificazione delle persone a rischio cardio-vascolare elevato è uno degli obiettivi principali della prevenzione primaria individuale e costituisce la premessa necessaria per l’attivazione di azioni finalizzate alla riduzione dei fattori di rischio modificabili, dal cambiamento dello stile di vita all’intervento farmacologico.

A tale proposito, il recente aggiornamento delle linee guida ESC/ESH del 2007 rappresenta  una serie di elementi e variabili cliniche da utilizzare per stratificare con ancora maggiore accuratezza il rischio cardiovascolare globale. La stratificazione del rischio si basa su diversi elementi, che comprendono i fattori demografici e antropometrici, l’anamnesi familiare, i valori pressori, il fumo, la glicemia e l’assetto lipidico, cui si aggiungono, tra le altre, il riconoscimento della sindrome metabolica perché essa, pur non costituendo un’entità patologica autonoma, come riconosciuto già diversi anni fa da Gerald Reaven, rappresenta una condizione caratterizzata dalla presenza di più fattori di rischio, in aggiunta all’aumento della pressione arteriosa, che aumenta in modo marcato lo sviluppo di danno d’organo e il rischio di eventi cardiovascolari.

Uno degli obiettivi della valutazione clinica del paziente iperteso dovrebbe essere quello di escludere una forma secondaria. La formulazione della  diagnosi di ipertensione secondaria può infatti consentire una guarigione, evitando al paziente la necessità di una terapia medica di durata indefinita,  permettendo alla società un considerevole risparmio economico.

La pressione arteriosa è una variabile dinamica e la realtà clinica non consente al medico di effettuare misurazioni dirette, corrispondenti alla continua variabilità di questo parametro emodinamico. Sono tuttavia noti e diffusi molti metodi di misurazione pressoria che consentono al medico, con buona riproducibilità, di valutare l’andamento pressorio del proprio paziente.

La misurazione della pressione arteriosa  ambulatoriale è una procedura semplice, veloce e poco costosa che, se realizzata in modo standardizzato, può essere molto importante per valutare il rischio di malattia cardiovascolare. Frequentemente è necessario integrarla con il monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa delle 24 ore e con il monitoraggio domiciliare della pressione arteriosa.

La prevenzione dell’ipertensione arteriosa è oggi un obiettivo possibile sia con un’alimentazione sana sia con l’aumento dell’attività fisica con conseguente riduzione del sovrappeso corporeo, sia attraverso un’adeguata terapia farmacologica.

Le Linee guida ribadiscono che il beneficio del trattamento antipertensivo è innanzitutto legato alla riduzione dei valori pressori, piuttosto che alla classe di farmaci utilizzati, che vanno prescritti sempre in associazione con adeguate modificazioni dello stile di vita

La scelta tra le varie classi di farmaci antipertensivi si basa sulla presenza di fattori di rischio, danno d’organo e/o malattie cardiovascolari concomitanti. Un ruolo importante nel trattamento dell’ipertensione arteriosa è svolto dai calcioantagonisti  anche alla luce degli studi che ne hanno definito la efficacia nella riduzione della pressione arteriosa e la specifica indicazione per la prevenzione dell’ictus. Ha inoltre  caratteristiche tali da renderlo un farmaco molto utile nelle terapia di associazione.

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