“Divinum opus sedare dolorem”, Ippocrate
Del dolore si hanno numerose definizioni, filosofiche, fisiologiche, internistiche, neurologiche, psicoanalitiche, ognuna delle quali predilige gli aspetti culturali dei proponenti, ma che, a ben guardare, hanno tutti un tragitto comune che conduce ad un crocicchio da cui si dipartono la sofferenza, il disagio, la frustrazione, il peggioramento della qualità di vita, l’impoverimento dei rapporti sociali e i disturbi comportamentali con una manifesta disabilità di chi ne è afflitto. La IASP (International Association for the Study of Pain) ha definito il dolore come un’esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole, associata ad attuale o potenziale danno tessutale. Da tale definizione si trae la cognizione che il dolore non è soltanto un fatto fisiologico, ma ha anche un elevato valore sociale e esistenziale. Il dolore ha accompagnato l’uomo fin dalla sua comparsa sulla terra e non per è un vezzo culturale narcisistico che vogliamo riportare come nei secoli è stato considerata questa sensazione psicosensoriale, in quanto pensiamo che l’evoluzione del pensiero umano sia sempre importante da essere studiato e valutato e porta con sé comunque sempre degli insegnamenti utili.