Commento al XVIII Simposio Romano di Cardiologia Riabilitativa – 24 e 25 gennaio 2019

Prof. Alfonso Galati

Ogni anno a Roma nel mese di gennaio, si svolge il tradizionale congresso di Cardiologia Riabilitativa, quest’anno è arrivato alla 18a edizione.

È organizzato sempre dall’equipe di cardiologia riabilitativa di Villa Betania, coordinata dal Prof. Alfonso Galati.

Quest’anno gli argomenti principali sono stati oltre che la Cardiologia Riabilitativa, lo Scompenso cardiaco, la Cardiopatia Ischemica, le nuove Tecniche di Cardiochirurgia e di Cardiologia Interventistica e la Terapia con NAO, distinte in VII sessioni.

Nella I sessione vi è stata una relazione sulla placca vulnerabile che ha ribadito la necessità di una prosecuzione in questi pazienti aterosclerotici della terapia con statine anche dopo il raggiungimento dei livelli target di LDL colesterolo che deve essere sempre < 70 mg%.

Un’altra interessantissima relazione è stata quella sulla tossicità dei farmaci antineoplastici. È stato confermato come l’oncologo deve essere in stretto contatto con il cardiologo ecocardiografista per valutare il timing delle esecuzioni degli esami al fine di rilevare precocemente gli eventuali danni a livello miocardico.

La relazione sulla riabilitazione cardiologica nei pazienti ischemici HA evidenziato come l’attività fisica che stimola la produzione di ossido nitrico determina un potente effetto vasodilatatore coronarico e periferico, e, come questi effetti benefici incidono notevolmente sulla fisiopatologia cardiovascolare, abbassando la mortalità e morbilità di almeno il 20% come dimostrato da numerosi lavori scientifici.

La II sessione verteva sulla terapia NAO nei pz. con fibrillazione atriale cronica. Tra gli argomenti principali c’è stato quello sulla sospensione peri-operatoria dei NAO. È stato ribadito che non serve il bridge con eparina sotto cute. La sospensione si deve fare in base al rischio chirurgico del paziente. Se a basso rischio basta sospendere 24 ore prima e riprendere anche dopo 12-24 ore dall’intervento, se ad alto rischio bisogna sospendere 48 ore prima e riprendere dopo 48-72 ore dall’intervento. Ovviamente questo schema vale solo per tutti i pz. che hanno una buona funzionalità renale, gli altri dovranno avere tempi di sospensione più lunga.

Un altro aspetto che è stato considerato è stato quello su quale terapia antiaggregante e/o anticoagulante prescrivere in paziente fibrillante sottoposto a PTCA. Anche in questo caso se il paziente è a basso rischio deve fare la triplice terapia con anticoagulante, aspirina e clopidogrel per tre mesi, poi una duplice terapia (anticoagulante con aspirina o clopidogrel) per altri 6 mesi e dopo un anno continuare solo con anticoagulante. Mentre se il pz. è ad alto rischio emorragico deve fare la triplice terapia solo per un mese, poi la duplice fino ad un anno. Dopo un anno continua solo con l’anticoagulante.

La III sessione ha avuto relazioni sulla prevenzione dei fattori di rischio cardiovascolari e sull’uso dei nutraceutici. In particolare, in merito alla terapia dell’ipertensione arteriosa, è stato confermato come le nuove linee guida confermano la necessità di iniziare con una doppia terapia e nei casi di inefficacia arrivare alla tripla o quadrupla terapia. L’associazione di partenza in genere consigliata è quella con ace-inibiori o sartani con amlodipina. Per quanto riguarda la terapia anticolesterolemizzante al fine di ottenere l’obiettivo di un LDL < a 70 mg/%, si è consigliato l’impiego di statine alle dosi massime eventualmente associate alle ezetimibe. Mentre in prevenzione primaria si è considerato l’uso dei nutraceutici. Per i casi di intolleranza alle statine si è anche consigliato l’uso dei nutraceutici associati ad ezetimibe.

La IV sessione ha avuto come tema principale due letture magistrali, una sul DIA ed eventuale opzione interventistica e l’altra sulle nuove tecniche di sostituzione valvolare cardiochirurgica per via minitoracotomica ascellare.

La V sessione è stata una miscellanea su argomenti di Cardiologia Interventistica. In particolare è stata messa in evidenza la tecnica TAVI per la sostituzione per via percutanea della valvola aortica con protesi biologica. Oramai la tecnica è più che collaudata e rimane di prima scelta per i pz. con stenosi aortica severa, anziani e affetti da molte co-morbilità.

Si è parlato anche di embolia polmonare, spesso misconosciuta, che alla lunga può determinare una condizione di ipertensione polmonare cronica, e quindi della grande importanza della diagnosi precoce prima con ecocardiografia e poi con Scintigrafia polmonare e/o TAC Spirale.

La VI e VII sessione sono state dedicate allo scompenso cardiaco. Si è discusso sulla nuova classificazione secondo le ultime linee guida dell’ESC: 1) a frazione di eiezione conservata con FE >50%, 2) mid-range con FE tra 40 e 49%, 3) a frazione ridotta <40%. Si è parlato di terapia diuretica nella fase acuta, confermando l’importanza di utilizzare diuretici a differente meccanismi di azione contemporaneamente. Quindi oltre la furosemide anche acetazolamide ed il clortalidone. Mentre il metolazone, è stato ribadito che deve essere usato con molta attenzione e per pochissimo tempo. Sempre in merito alla terapia dello scompenso subacuto e cronico, diverse relazioni hanno confermato la grande efficacia della nuova molecola il Sacubitril-Valsartan con risultati clinici e strumentali molto evidenti. Netto miglioramento della classe NYHA e miglioramento della frazione di eiezione. Si consiglia cautela solo nei pz. ipotesi .

La Riabilitazione Cardiologica in questi pazienti ha dimostrato che, migliorando la perfusione periferica e facilitando la vasodilatazione endoteliale, si riduce l’after-load con calo dell’eccitazione simpatica ottenendo un miglioramento della performance emodinamica con effetto indiretto sulla pompa cardiaca.

Si è conclusa la sessione con riferimento alle problematiche psicologiche di questi pazienti, nei quali è necessario un sostegno continuo sia nel periodo del ricovero ma soprattutto nella fase del ritorno a casa.

Prof. Alfonso Galati

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