Inquinamento Ambientale e Sistemi Smoke Free
Outdoor
Il settore energetico è la principale fonte di emissioni in Italia con una quota superiore all’80%, comprese le emissioni fuggitive, per molti inquinanti (SOX 88%; NOX 91%; CO 94%; PM 2.5 88%; BC 94%; IPA 84%). Il settore dei processi industriali è un’importante fonte di emissioni legate in modo specifico alla produzione siderurgica, almeno per il particolato, i metalli pesanti e i POP, mentre emissioni significative di SOX derivano dalla produzione di cemento e dalla produzione di carbon black e acido solforico; il settore dell’uso di solventi e altri prodotti è invece caratterizzato dalle emissioni di COVNM. Il settore agricolo è la principale fonte di emissioni di NH3 in Italia con una quota del 94% sul totale nazionale. Infine, il settore dei rifiuti, in particolare l’incenerimento dei rifiuti, è una fonte rilevante per il Cd (12%)1.
Le grandi fonti di inquinamento (PM2,5: frazione più leggera, quella che rimane più a lungo nell’atmosfera prima di cadere al suolo e viene maggiormente respirata aumentando il rischio di patologie gravi: asma, bronchiti, enfisema, allergie, tumori, problemi cardio-circolatori)2 sarebbero due: il riscaldamento per il 38% e gli allevamenti animali per il 15.1%1.
Per quanto riguarda le stime nazionali, secondo l’ISPRA, in Italia il 7% circa di tutte le morti per cause naturali è stato imputato all’inquinamento atmosferico (da PM2,5)1.
Anche il fumo di sigaretta, per coloro che si trovano in prossimità di un fumatore, rappresenta una fonte di inquinamento outdoor (pur se significativamente inferiore alle già citate altre fonti).
Esistono numerose evidenze sull’inquinamento dell’aria esterna dovuto alle sigarette e sulla possibile esposizione al fumo passivo all’aperto3-5. In particolare, uno studio4 ha misurato i livelli di PM all’aperto in prossimità di un gruppo di fumatori (fino a 10 persone) fuori dall’ingresso della mensa di un college universitario americano, dimostrando che il PM2,5 è salito a 100-150 μg m3/24h. In un altro studio3 è stata confrontata la qualità dell’aria esterna misurando i livelli di PM, rispettivamente, in un’area ad alto traffico e in un’area pedonale in cui si trovavano un numero elevato di ristoranti e bar all’aperto, dove le persone comunemente fumano. Nonostante i livelli di PM1 fossero simili nelle due strade durante le ore mattutine, alla sera i livelli di PM1 misurati nell’area pedonale erano significativamente più alti (più del doppio) rispetto a quelli riscontrati nella via ad alto traffico e correlati al numero di sigarette fumato all’aperto. E’ stato dimostrato che le persone con malattie respiratorie, come asma e BPCO, esposte a breve termine a fumo passivo in aree esterne, mostrano un peggioramento dei parametri respiratori6.
In un recente studio7 sono stati controllati i livelli outdoor di PM1 durante una sessione di fumo/inalazione di aerosol di prodotti a combustione o sistemi senza fumo (sigarette elettroniche – e-cig – e prodotti a tabacco riscaldato – HTP). I livelli mediani di PM1 all’aperto sono aumentati da 44,0 a 57,5 per i prodotti della combustione (sigarette rollate e confezionate) e da 23,0 a 34,0 per i prodotti non combustibili. I livelli di PM1 aumentavano significativamente (p <0,05) per tutti i dispositivi monitorati ad eccezione del THS (Tobacco Heating System) il cui peggioramento della qualità dell’aria esterna non risultava significativo. Va peraltro rilevato che, seppur i prodotti senza fumo si accompagnino ad un peggioramento della qualità dell’aria outdoor, l’entità di quest’ultimo è di circa la metà di quello osservabile con le sigarette7.
In un altro studio condotto in Iran, si è osservato che il rischio di sviluppo di cancro nel corso della vita a seguito dell’esposizione a formaldeide conseguente al fumo di sigaretta in un caffè all’aperto superava 10-5 (1/100,000) mentre nel caso degli HTP tale rischio è ben al di sotto di tali valori8-9.
Queste evidenze sono in linea con il fatto che gli sticks di tabacco del THS vengono riscaldati e non bruciati, per generare un aerosol contenente nicotina (quindi senza combustione e pertanto senza emissione di fumo – né attivo né passivo) che contiene livelli di sostanze dannose o potenzialmente tali di più del 90% inferiori rispetto al fumo di sigaretta e senza emissione di ETS (Environmental Tobacco Smoke) così come definito dall’OMS10-12.
Indoor
I problemi di qualità dell’aria interna sono riconosciuti come importanti fattori di rischio per la salute umana nei paesi sia a basso che medio/alto reddito. L’aria interna è importante anche perché le persone trascorrono una parte sostanziale del loro tempo negli edifici.
L’OMS ha definito i livelli soglia di una selezione di 8 inquinanti ambientali particolarmente pericolosi per la salute: 1) benzene (0,1 ppm); 2) CO (35 ppm); 3) formaldeide (0,1-0.3 ppm); 4) naftalene (10 ppm); 5) N02 (3 ppm); 6) idrocarburi policiclici aromatici (range variabile a seconda del composto); 7) radon (sempre a rischio); 8) tricloroetilene e tetracloroetilene (25-100 ppm)13.
Si calcola che l’inquinamento ambientale indoor sia responsabile di circa 4,3 milioni di decessi/anno (34% per ictus; 26% per coronaropatia acuta; 22% per BPCO; 12% per polmonite; 6% per carcinoma polmonare)14.
Le principali fonti di inquinamento ambientale indoor sono: fumo di sigaretta; materiale da costruzione utilizzato nella costruzione di case; combustibili utilizzati per cucinare, per riscaldamento e per illuminare; metodi di cucina (olio per friggere, arrostire, grigliare etc.); sticks di incenso; repellenti per zanzare; pesticidi e prodotti chimici utilizzati per la pulizia della casa; fragranze artificiali (ad es. sticks e candele deodoranti); pareti umide e condizionatori malfunzionanti; animali domestici (pelo e residui di feci)14.
Si parla di fumo di tabacco ambientale (ETS) intendendo quello che viene prodotto dalla combustione ed è costituito da fumo sidestream (SS) – emesso dal tabacco che arde fra uno “sbuffo” e l’altro e fumo mainstream (MS) esalato dal fumatore.
Nel caso degli HTP non vi è combustione e quindi non si verifica emissione di fumo (né SS né MS), quindi vi è assenza di ETS. Poiché il tabacco contenuto nell’HTP viene riscaldato e non bruciato, l’aerosol generato durante l’uso contiene in media livelli inferiori del 90% di componenti nocivi e potenzialmente dannosi rispetto al MS di una sigaretta di riferimento15-16.
Numerosissimi sono gli studi, anche indipendenti, condotti sull’impatto degli HTP sulla qualità dell’aria indoor in differenti situazioni e condizioni ambientali simulate17-32.
Questi studi hanno dimostrato che solo tre composti risultavano al di sopra dei livelli di fondo nell’aria (nicotina, glicerolo e acetaldeide) e potevano essere attribuiti all’uso di HTP. Tuttavia, il glicerolo non è un inquinante atmosferico e le concentrazioni di nicotina e acetaldeide erano molto inferiori ai livelli misurati dopo il fumo di sigaretta e molto al di sotto dei limiti stabiliti dalle linee guida sulla qualità dell’aria esistenti.
Gli studi condotti da ricercatori indipendenti in ambienti interni hanno generalmente confermato i risultati degli studi del produttore. L’uso di HTP ha prodotto le concentrazioni più basse di formaldeide, benzene, toluene e PM2,5 rispetto a sigarette, pipe ad acqua e alcune comuni fonti di inquinamento indoor (incenso, zampironi anti-zanzare). Livelli significativamente più elevati di benzene, toluene e formaldeide possono essere rilevati negli ambienti pubblici, dove non è stato utilizzato alcun HTP23.
Anche per quanto riguarda l’impatto dell’uso di HTP sulla qualità dell’aria in contesti di vita reale, sono stati condotti numerosi studi sia sponsorizzati che indipendenti in ambienti interni15,33-37. I risultati di questi studi hanno mostrato che le attività quotidiane portano a emissioni significative di composti organici volatili e particolato, che dovrebbero essere presi in considerazione quando si valuta l’impatto dell’uso di HTP sugli astanti, in contesti di vita reale.
Studi scientifici condotti in caffetterie e punti vendita di HTP, dove ne è consentito l’uso, hanno dimostrato che non erano presenti quantità quantificabili di PM2,5 e che le emissioni di aerosol ambientali dei composti misurati durante l’uso di HTP erano sempre ben al di sotto dei limiti fissati dalle esistenti linee guida sulla qualità dell’aria.
In uno studio condotto in Giappone15, in un ristorante in cui era consentito l’uso di HTP ma non il fumo di sigaretta (con rispetto delle normative sull’esposizione professionale in termini di ventilazione adeguata), si è osservato che l’uso di HTP non genera ETS e non ha avuto effetti negativi sulla qualità dell’aria misurata in base alla presenza di nicotina, di nitrosammine specifiche del tabacco (TSNA) e di particelle sospese respirabili, nonché dei carbonili acroleina, crotonaldeide, acetaldeide e formaldeide. Inoltre, i non fumatori non hanno avuto un aumento dell’esposizione alla nicotina, ai TSNA, ad acroleina, a crotonaldeide, ad ossido di etilene e a benzene a causa dell’esposizione passiva all’aerosol dell’HTP ambientale, mediante la valutazione dei loro biomarcatori urinari di esposizione.
Questi risultati sono stati ulteriormente corroborati da studi scientifici indipendenti sulla qualità dell’aria condotti in ambienti reali (ad es. discoteche, centri di ristorazione e intrattenimento o ambienti di lavoro)34-36. In uno studio indipendente tedesco condotto nell’abitacolo di una macchina, I risultati sono risultati in linea con quelli di studi sponsorizzati sulla qualità dell’aria. Il fumo di sigaretta ha generato l’impatto negative maggiore sulla qualità dell’aria mentre l’uso di HTP ha prodotto livelli dosabili di nicotina (inferiori a quelli della sigaretta) ma non di altri marcatori chimici di contaminazione, inclusa l’assenza di marcatori di fumo passivo37.
Una guida che può essere utilizzata quando si considera se l’esposizione agli aerosol in una sala fumatori designata per gli HTPs è tollerabile, ai sensi della revisione della legge giapponese sulla promozione della salute, è la VSD (dose virtualmente sicura) del rischio di cancro nel corso della vita. In normali condizioni ambientali, la concentrazione di nicotina è a un livello tollerabile che non giustifica alcuna preoccupazione, anche dopo aver considerato fattori incerti, e il rischio di cancro nel corso della vita risulterebbe inferiore a 10-5 (1/100.000). Si tratta di tre ordini di grandezza inferiori a quello delle sigarette fumate nelle stesse condizioni9.
In conclusione, le evidenze scientifiche dimostrano in modo esauriente che non vi è alcun ETS emesso durante l’uso di HTP e che l’uso di HTP non ha effetti negativi sulla qualità dell’aria e sull’esposizione degli astanti, considerando i limiti di soglia stabiliti dalle linee guida sulla qualità dell’aria esistenti e quando utilizzato in un ambiente in cui siano rispettate le norme regolamentari di adeguata ventilazione. Inoltre, è importante considerare l’esposizione agli inquinanti atmosferici esistenti nell’attuale ambiente di vita reale per contestualizzare l’impatto di prodotti come a tabacco riscaldato.
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