La Fascia: una nuova chiave di lettura del dolore
La Fascia: una nuova chiave di lettura del dolore
Dott.ssa Clara Fagioli
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una costante crescita dell’interesse della letteratura scientifica nei confronti del tessuto fasciale: gli studi che sono stati portati avanti ci hanno permesso di abbandonare la vecchia concezione di “Fascia” come organo inerte di rivestimento, attraverso l’approfondimento delle sue caratteristiche e funzioni.
Si è arrivati a definire la correlazione tra le Fasce muscolari e alcune fra le patologie più diffuse, prima per tutte la lombalgia che affligge circa 15 milioni di persone solo in Italia. Anche le tecniche manuali e le tecniche di diagnostica strumentale si stanno sviluppando orientate sempre di più in questa direzione.
La definizione che ha messo d’accordo tutti è nata solo recentemente e recita così: “Il sistema fasciale è un continuum tridimensionale di tessuto connettivo fibroso morbido che permea il corpo. Questo tessuto contenente collagene può essere lasso o denso. Esso incorpora elementi come il tessuto adiposo, le avventizie gli strati neurovascolari, le aponeurosi, la fascia profonda e superficiale, l’epinevrio, le capsule articolari, i legamenti, membrane, meningi, espansioni miofasciali, periostio, retinacoli, setti, tendini, fasce viscerali, e tutti i tessuti inter- e intramuscolari inclusi endo-/peri-/epimisio. Il sistema fasciale penetra e circonda tutti gli organi, i muscoli, le ossa e le fibre nervose, dotando il corpo di una struttura funzionale e fornendo un ambiente che permetta a tutti i sistemi corporei di operare in modo integrato”. (1)
A oggi la ricerca in ambito biologico, chimico, fisico e clinico, ha dimostrato come questo tessuto abbia importanti funzioni che vanno ben oltre il ruolo di semplice contenitore, approfondendo in primo luogo le caratteristiche della matrice extracellulare composta principalmente da proteoglicani (glicosamminoglicani collegati ad un core proteico), glicoproteine, fibre (collagene ed elastina) e liquido extracellulare. A seconda della percentuale rappresentata da ognuna di queste componenti il tessuto presenterà particolari caratteristiche chimiche, meccaniche e funzionali, determinando la differenza tra stato fisiologico e patologico del tessuto. (2)
Le funzioni della fascia sono (3)(4):
– trasmissione delle forze (intramuscolare ed extramuscolare)
– propriocezione
– coordinazione motoria (grazie gli Organi Tendinei del Golgi)
– nocicezione (grazie alla presenza di recettori capsulati e terminazioni nervose libere)
– mezzo di comunicazione tra la sfera viscerale e il mondo esterno tramite il sistema nervoso autonomo.
L’alterazione del sistema fasciale in qualsiasi regione del corpo può avere effetti a livello globale (Immagine 1); esse sono dovute in particolar modo a fenomeni di meccanotrasduzione: meccanismo per cui una cellula se sottoposta a determinati tipi di stress (meccanici, termici, chimici) è in grado di modificare il proprio funzionamento a partire dalla qualità e quantità delle sostanze prodotte. Riportato al tessuto fasciale questo si traduce in una iperproduzione di fibre collagene e acido ialuronico da parte dei fibroblasti. Questi due elementi sono infatti i principali responsabili delle caratteristiche meccaniche della Fascia, e, se alterati, possono determinarne la patologia. Inoltre, è stato dimostrato come l’acido ialuronico risponda direttamente a stress meccanici, termici e chimici e possa essere riportato alle sue condizioni fisiologiche grazie ad un intervento manuale. (5)
Alcuni dei fattori che influenzano la condizione di salute della fascia sono (6):
– Movimenti ripetuti, esercizio eccessivo, lesioni muscolari da sovraccarico
– Immobilizzazione
– Deficit nutrizionali
– Tensioni nervose o stress
– Traumi improvvisi su muscoli, legamenti o tendini
– Variazioni ormonali
Un malfunzionamento del sistema fasciale può causare delle densificazioni nella Fascia che si tramutano in pressioni o trazioni anomale.
Molti studi dimostrano già come alcune tra le più comuni patologie acute e croniche (lombalgie, ernie, cervicalgie) siano ricollegabili a una problematica fasciale (7), ma non esistono veri e propri esami diagnostici che abbiano come target questo tessuto.
Una delle strategie più valide è sicuramente la palpazione dei tessuti che, in seguito ad una attenta anamnesi, ci dà la possibilità di individuare i punti densificati primari e le loro direzioni di sviluppo. Il maggiore sviluppo in questo senso si è avuto nel campo della terapia manuale, specialmente grazie alla Manipolazione Fasciale® metodo Stecco.
Sebbene l’esame clinico possa già di per sé essere sufficiente per stabilire l’origine della problematica, ci si può avvalere di altri mezzi per avere conferma della diagnosi o indagare più a fondo il dubbio clinico, o quando il danno possa richiedere un intervento di tipo chirurgico.
Questi sono la Risonanza Magnetica (RMI) per valutare lo stato di salute dei tessuti molli grazie alla capacità di nitidezza nell’immagine anatomica e alla possibilità di individuare anormalità acute o croniche dei tessuti, l’immagine a Ultrasuoni (US) e la Termografia (tecnica non invasiva e che permette di misurare e visualizzare le radiazioni infrarosse fornendo una misura indiretta della performance globale della microcircolazione) (8).
In conclusione possiamo affermare che la Fascia è una componente strutturale che apporta un grande contributo al funzionamento del corpo ed è vulnerabile per varie condizioni che ne possono alterare la funzione diventando essa stessa causa di patologia. Per questo va valutata in tutti i suoi aspetti da più professionisti. La Fascia può alterarsi se sottoposta a determinati stimoli, intervenendo come attore protagonista in alcune tra le più diffuse patologie.
Attraverso corretti input la Fascia può riacquisire le sue caratteristiche fisiologiche.
Una strada da continuare a investigare, assieme alla valutazione palpatoria, è quella dell’utilizzo di atri mezzi di indagine come US, RMI e Termografia sia in statica che in dinamica per comprendere l’alterazione dei tessuti fasciali e come questi compromettano lo svolgimento dell’azione muscolare provocando una sintomatologia dolorosa. Gli stessi mezzi potrebbero rivelarsi utili nel monitorare la risposta alla terapia.
Dott.ssa Clara Fagioli
Via Emilia 237/a, San Lazzaro di Savena, Bologna (BO), 40068
Physiotherapist specialised in Fascial Therapy and Fascial Training – Bologna, IT
Coordinator of the Physiotherapy Area of Emilia Romagna Region Division of Digital SIT – Bologna, IT
Email: clara.fagioli@gmail.com
(1) Adstrum,Hedley, Schleip, Stecco, Yucesoy. Defining the fascial system. J Bodyw Mov Ther. 2017 Jan;21(1):173-177.
(2) Culav EM et al. (1999) Connective Tissues: Matrix Composition and Its Relevance to Physical Terapy. Journal of the American Physical Terapy Association, 1–14
(3) Turrina A et al. (2013) Te muscular force transmission system: Role of the intramuscular connective tissue, Journal of Bodywork & Movement Terapies, 17(1), 95–102
(4) Kistemaker DA et al. (2013). Control of position and movement is simplifed by combined muscle spindle and Golgi tendon organ feedback, Journal of Neurophysiology, 109(4), 1126–1139
(5) Stecco C et al. (2011). Hyaluronan within fascia in the etiology of myofascial pain, Surgical and Radiologic Anatomy, 33(10), 891–896
(6) Stecco C et al. (2010). The fascial manipulation technique and its biomechanical model: a guide to the human fascial system, International Journal of Terapeutic Massage and Bodywork, 3(1), 38–40
(7) Jan wilke, Robert Schleip, Werner Klingler and Carla Stecco. The lumbodorsal Fascia as a potential source of Low Back Pain: a narrative review. BioMed Research International Volume 2017
(8) Marek Chojnowski Reumatologia. 2017; 55(1): 38–43, Infrared thermal imaging in connective tissue diseases