Ricordo di Carmine Macchione
Ricordando Carmine Macchione
Quando un amico ci lascia restano i ricordi vivi, dolenti, struggenti, ma al tempo stesso anche carichi di affettuosa nostalgia e affettuosamente consolatori. E il nostro ricordo, caro Carmine, Melo per gli amici, ci riporta a quel caldo pomeriggio estivo quando, seduti attorno al tavolo del tuo salotto, dimostrasti un subitaneo interesse nei confronti del nostro libro Il sole della sera, accettando di scriverne l’introduzione.
Rivediamo ancora il tuo sorriso comunicativo e lo sguardo vivace di un senex con l’animo di un puer.
Da allora fu un susseguirsi di scambi emozionali e culturali fino a quando te ne andasti lasciandoci come ultimo ricordo la tua recensione di un altro nostro libro. Recensione che forse costituisce la tua ultima pubblicazione.
Come potremmo dimenticare la tua verve, la tua curiosità e vitalità non intaccate dal passare degli anni e soprattutto il tuo apprezzamento per la nostra professione, tu medico ma con una non comune attenzione per la disciplina psicologica? Come potremmo dimenticare i tuoi lavori scientifici, le tue dotte citazioni, la tua ampia cultura, i tuoi romanzi, il libro di ricette culinarie della tua amata terra (ricette non solo gustose ma anche filosoficamente raffinate)?
Pensandoti, ci tornano alla mente le parole di Cicerone “Come mi piace il giovane che ha in sé qualche cosa del vecchio, così mi piace il vecchio che ha in sé qualche cosa del giovane: chi segue questa norma potrà essere vecchio nel corpo, ma nell’animo non sarà vecchio mai”.
Caro Carmine, sei stato l’esempio di un invecchiamento attivo, la dimostrazione che l’età del corpo conta meno dell’età della mente e dell’anima.
Ci mancherai, come mancherai ai tuoi cari, ai tuoi amici, ai tuoi colleghi, a tutte le persone che in questi anni ti hanno ascoltato conquistati dal tuo eloquio e dalla tua simpatia.
Il sole della “tua sera” è tramontato definitivamente ma ha lasciato in noi ricordi, sensazioni, emozioni che ancora ci scaldano l’animo.
Elena Gerardi e Luciano Peirone
Psicologi e psicoterapeuti
Il Prof. Carmine Macchine: un amico, un medico di grande fiducia, un uomo di cultura
Il Prof. Carmine Macchione, per gli amici ‘Melo’, è ancora tra noi.
A casa nostra, nell’angolo dove ci fermiamo la sera a leggere, il suo ultimo libro “IL FILO MANCANTE” spicca sugli altri. Infatti, da quando è entrato a casa nostra, spesso esso è sul tavolo di lettura, di norma sopra tutti gli altri. Il che conferma che, la sera precedente, esso è stato l’ultimo libro letto.
Per la verità, appena io l’ho avuto tra le mani, l’ho letto tutto d’un fiato. Ero coinvolta sia dalla narrazione dei fatti storici raccontati che dalla trama del romanzo.
Mio marito Gianni, invece, lo sta tuttora centellinando. Di tanto in tanto mi interrompe per farmi notare l’eleganza e la precisione del lessico, la cura della ricostruzione storica, le reazioni psicologiche dei personaggi.
Il libro “IL FILO MANCANTE”, come le altre sue opere precedenti, mette in risalto solo alcune delle tante doti di “Melo”.
Per noi, però, il Prof. Carmine Macchione era il geriatra che da alcuni anni ci seguiva e ci dava i suoi consigli per invecchiare al meglio; ogni giorno, quando assumiamo un integratore per la memoria, spontaneamente ripensiamo a lui.
Come geriatra, egli certamente aveva esperienza, intuito e professionalità, per cui da una semplice chiacchierata con il paziente, egli individuava i sintomi e con delicatezza proponeva e spiegava le cure, anche per evitare che queste potessero offendere psicologicamente il paziente.
Ho richiamato qui solo alcune doti di Carmine Macchione; doti che, avendolo frequentato in ‘Michele Morelli’ e come geriatra, io ho potuto apprezzare di più. Le sue doti professionali, civiche e umane erano veramente grandi.
Orsolina Tenti Bocchino
Socia del centro culturale Morelli di Torino
Un ciao dolente e grato a Carmine Macchione
“Il filo mancante” (Falco editore) è l’ultima fatica letteraria, un romanzo storico, di Carmine Macchione. Testimonianza ultima del suo amore per la sua terra, la storia e le culture della Calabria. Quasi un addio, un commiato, un saluto prima di andarsene. Ho aperto, due giorni dopo la sua scomparsa, con emozione e dolore, la copia del libro che mi aveva spedito con una dedica molto bella, affettuosa, amicale.
Ho letto soltanto alcune pagine di quella che si presenta come una storia complessa di una terra segnata da conflitti, doppiezze, legami, emigrazione, viaggi. Con la sua professione, le sue iniziative culturali (assieme ad altri calabresi dell’esodo), i suoi libri Carmine Macchione, che chiamavamo con il bel diminuitivo Melo, ha contribuito a creare (assieme ad altri professionisti e intellettuali calabresi e calabro-piemontesi) un legame profondo e intenso tra la sua Tropea, quella della gente semplice, perbene, colta e la Torino laboriosa, delle professioni e dei saperi, la “città calabrese” dove è stato medico e chirurgo stimato e affermato, docente di Geriatria all’Università di Torino. Autore di importanti pubblicazioni scientifiche in campo medico (cardiologia, geriatria), ha sempre coltivato l’interesse per le vicende storiche e culturali della Calabria. Ha scritto, tra gli altri, un libro molto bello sul senso del “mangiare insieme” e sulla sacralità del cibo appresi e coltivati nel mondo di origine da quegli anziani che curava e sapeva ascoltare, raccogliendo voci e memorie.
Mi mancherà la sua garbata accoglienza, quel presentarsi attento e amorevole per salutarmi ogni volta che andavo a Torino. In questa città sarei andato a settembre proprio per presentare il suo libro: ci saranno occasioni per parlarne anche nella Tropea, dove è tornato con il suo ultimo viaggio.
La sua figura, la sua passione per la medicina e la cultura, il suo legame per la terra di origine consegnano a quanti lo hanno conosciuto, stimato e apprezzato fili e linee di memorie e di affetti da coltivare e da curare.
Vito Teti
Ordinario di Etnologia nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria
Ricordo di Carmine Macchione, un signore della medicina
Aggiungo volentieri una postilla a quanto ho scritto oltre 10 anni fa come introduzione al volume del prof. Macchione sull’abuso contro gli anziani.
Voglio ricordare Carmine, che ha accompagnato la mia storia geriatrica per molto tempo, come un amico caro, sempre attento alle idee nuove, generoso, intelligente. Davvero credeva a quanto ho letto nel suo libro prima di farne la presentazione; la sua cultura vastissima gli permetteva di capire le nuancese del comportamento umano e quello delle organizzazioni sociali. Era quindi in grado di fare sintesi originali, sempre importanti per le persone fragili. In moltissime occasioni di incontro, mai ho colto un atteggiamento scettico verso le cose che si devono fare; talvolta era preoccupato, ma mai rinunciatario. Spesso esprimeva il suo consenso per posizioni di ottimismo che andavo assumendo rispetto a quanto si può fare a favore della persona anziana; ricordo con affetto le sue frasi calde e incisive. Davvero un signore della medicina che sapeva coniugare con equilibrio -come pochi sanno fare- scienza, cultura, esperienza.
Nella presentazione al libro ricorrono parole come giustizia, umanità, libertà, dignità: facevano parte della cultura politica e professionale di Carmine. Sono certo che quando avrò l’occasione di ricordarle in occasioni pubbliche penserò al collega scomparso con tenerezza e con orgoglio per averlo avuto amico.
Marco Trabucchi